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L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo in cui le aziende creano contenuti. È veloce, potente e, se usata bene, può portare risultati concreti in termini di produttività, qualità e performance.

Ma attenzione: usare l’AI per scrivere non è una scorciatoia, è un cambio di approccio che necessita tecnica, impegno, studio e curiosità.
E come ogni innovazione, richiede competenze, strategia e consapevolezza.

Ecco quindi i 10 errori più comuni che vediamo nelle aziende che iniziano a usare l’AI per generare contenuti. Evitarli significa partire con il piede giusto.


1. Usare l’AI come scorciatoia, non come strumento

L’intelligenza artificiale non sostituisce il pensiero strategico. È un supporto operativo, un potenziatore. Se la si usa solo per “fare prima”, il rischio è di produrre contenuti vuoti, ripetitivi o disallineati al brand.

La domanda giusta da porsi non è “come faccio prima?”, ma “come faccio meglio?”


2. Non sapere cosa chiedere

Uno dei limiti più frequenti è il prompt: ossia la richiesta che si fa all’AI. Se il brief è vago o generico, anche l’output lo sarà.

Scrivere “Fammi un post su LinkedIn” non basta. Bisogna indicare obiettivo, tono, target, formato. Più il prompt è preciso, più il risultato sarà utile.


3. Accettare il primo output senza modificarlo

L’AI genera una prima bozza, non il contenuto finale.
Prenderla così com’è è un errore: va sempre riletta, riscritta, adattata al contesto aziendale. Il lavoro umano rimane centrale.


4. Ignorare il tono di voce del brand

Uno dei rischi principali è perdere identità. L’AI scrive bene, ma se non è guidata, lo fa con uno stile “standard” che potrebbe suonare freddo o anonimo.

Per evitarlo, è importante allenare i modelli sull’identità aziendale e definire parametri precisi di tono di voce.


5. Dimenticare il pubblico di riferimento

L’AI scrive in modo “neutro”. Ma ogni azienda ha un pubblico specifico, con un linguaggio, dei bisogni, delle aspettative.
Se non si fornisce all’AI questo contesto, i contenuti rischiano di non parlare davvero a nessuno.


6. Generare contenuti solo per riempire

Scrivere (con o senza AI) ha senso solo se c’è una strategia di contenuto. Se si producono testi solo per pubblicare qualcosa, anche l’AI finirà per generare contenuti inutili o ripetitivi.


7. Usare sempre le stesse formule

Uno dei limiti dell’AI è la ripetitività. Se si utilizzano sempre gli stessi prompt, i testi tendono ad assomigliarsi troppo.
Serve varietà, creatività e supervisione editoriale per mantenere originalità e freschezza.


8. Non controllare dati e affermazioni

L’AI può “allucinare”, cioè generare informazioni non corrette. Questo vale per dati, statistiche, date, nomi.
È fondamentale verificare ogni informazione prima della pubblicazione, soprattutto su temi tecnici o regolamentati.


9. Sottovalutare copyright e originalità

Alcuni testi generati possono essere simili (troppo) ad altri già pubblicati online.
Anche se non c’è una violazione diretta, il rischio è di produrre contenuti duplicati, che danneggiano l’immagine e la SEO.


10. Pensare che basti l’AI per ottenere risultati

L’intelligenza artificiale può accelerare i processi, ma non sostituisce la strategia, la visione e la competenza umana.
Il miglior contenuto nasce sempre dall’equilibrio tra tecnologia e direzione creativa.

Integrare l’AI nella produzione di contenuti è un’opportunità concreta per il marketing aziendale. Ma, come ogni strumento potente, va usata con metodo.

Il nostro consiglio?
✅ Formare le persone all’uso strategico dell’AI
✅ Integrare l’AI in un processo guidato e supervisionato
✅ Affidarsi a professionisti che sappiano coniugare tecnologia e comunicazione

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